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Dello spirito: Heidegger e la questione PDF
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«Parlero dello spettro, della fiamma e delle ceneri. E di ciò che evitare significa per Hei- degger». Sono le prime parole del libro: ora, lo «spettro» (che in francese suona «reve- nant», ovvero «spirito», anima di un morto che si suppone ritorni dall'altro mondo) è proprio lo spirito, e Derrida mostra come questa parola, evitata in Essere e tempo, ri- tomi nel pensiero del filosofo tedesco a un preciso punto del suo cammino, nel 1933, anno della celebre prolusione accademica intitolata L'autoaffermazione dell'università tedesca. Che cosa vuol dire la parola « spiri- to» nell'opera di Heidegger? E che cosa si- gnificano le sue dichiarazioni sulla «crisi dello spirito» e sulla «libertà dello spirito»? Per rispondere, Derrida ripercorre il sentie- ro seguito dal filosofo tedesco a partire da Essere e tempo e fino al testo dedicato alla poesia di Trakl, con una analisi ricca di rife- rimenti alle letture di Hòlderlin, Schelling e Nietzsche. Dello spirito è il resoconto del tor- mentato dialogo di Derrida con Heidegger; dialogo impietoso e a tratti aporético, ma decisivo. TRADUZIONE DI GINO ZACCARIA In n>|H.'rtiiiu: Marlin Heidegger nel 1968. Fotografia di Digne Meller MaiYdvkv TESTI E DOCUMENTI Scansione a cura di Natjus, Ladri di Biblioteche • 1 'l'I'.STI 1. IX »( I MI \TI •204- JACQUES DERRIDA DELLO SPIRITO HEIDEGGER E LA QUESTIONE TRADUZIONE DI GINO ZACCARIA SE Titolo originale: De l'esprit. Heidegger et la question © 1987 EDITIONS GAI.lI.lUi © 2010 SE SRI, VIA MANIN 13 - 20121 Mll.ANO INDICI'; Avvertenza del Traduttore 7 DELLO SPIRITO 9 Capitolo primo 11 Capitolo secondo 17 Capitolo terzo 24 Capitolo quarto 3 3 Capitolo quinto 40 Capitolo sesto 5 5 Capitolo settimo 66 Capitolo ottavo 80 Capitolo nono 89 Capitolo decimo 105 Note 121 AVVKRTKNZA DHL TRADUTTORE De l'esprit è un testo intraducibile - come un'opera di poesia. E «intraducibile» qui non vuol dire che non può essere tradotto a causa di una distanza, ritenuta incolmabile, tra la lingua del traduttore e quella dell'autore. La parola di Derri- da, come ogni parlare rivolto all'altro, è già da sempre dispo- sta alla parola del traduttore. E posto che il tradurre consista nell'esibizione dell'equilibrio tra le due parole in gioco, si può senza-dubbio affermare, a lavoro ultimato, che una tra- duzione è stata compiuta. Ma l'intraducibilità cui penso è più essenziale. Vi sono opere, infatti, in cui il pensiero si affida, senza residui, al lin- guaggio. Così affidandosi, il pensiero si espone totalmente al rischio della parola, aprendosi contemporaneamente alla pos- sibilità del dire autentico. In tali opere, a fronte della tradu- cibilità del parlare rivolto all'altro, vi è l'intraducibilità del ri- schio del linguaggio - rischio che rimane silenziosamente cu- stodito nella lingua. Ecco perché ogni poema resta felice- mente intatto nella propria lingua, cioè non tradotto - come De l'esprit. Eppure si dà un tradurre poetico. Al di là di ogni aspetta- tiva dell'intelletto comune, un tale tradurre è propriamente richiesto, sollecitato e infine dominato dall'intraducibilità di quel rischio. Quest'ultimo diviene, per chi traduce, indimen- ticabile. Chi traduce, commisurandosi a quel rischio e accon- sentendo ad esso, vive in proprio l'esperienza del pensare in una lingua non materna, non abituale. Così, nello scontro frontale con la non abitualità di una lingua, si delinea il com- pito e il rischio del traduttore: cercare la parola giusta. E nel cercare la parola giusta si consuma l'incontro tra due lingue che tentano di pensare insieme. La traduzione poetica divie- ne, pertanto, memoria in atto dell'intraducibilità. Ora, De l'esprit è, già nella sua lingua, opera del linguag- gio e traduzione poetica: essa cerca di pensare in francese ciò che è da pensare in tedesco: il Geist. De l'esprit è dunque, es- senzialmente, una ricerca della parola giusta. Cosa chiede, allora, De l'esprit al suo traduttore? Chiede 8 AVVERTENZA DEI. TRADUTTORE di cercare la parola giusta per una parola che è già traduzio- ne. Chiede di tradurre un'opera del linguaggio che è anche una traduzione poetica. Ho affidato il compito di motivare certe mie scelte lessica- li e interpretative ad alcune note del traduttore. Solo in una mi sono permesso di proporre un modesto commento criti- co: è la nota 9 al capitolo settimo - commento che nulla to- glie in verità alla serrata argomentazione derridiana. Nel mio lavoro sono stato molto aiutato dall'autore stesso, il quale, nel corso di varie conversazioni, è stato estremamen- te prodigo di chiarimenti. Il dialogo che si è così stabilito è stato per me preziosissimo: ringrazio dunque Jacques Derri- da per la sua pazienza e la sua puntualità. Mi sono valso poi dei consigli e della lunga esperienza der- ridiana di Stefano Agosti, con il quale ho discusso alcuni pun- ti controversi del testo. A lui va dunque tutta la mia gratitu- dine. Ringrazio infine Rocco Ronchi che ha avuto la pazienza di leggere con grande attenzione il manoscritto e di discutere con me molti dubbi e incertezze. Milano, Aprile 1989 * La presente traduzione apparve per la prima volta nel 1989, presso l'Edi- tore Feltrinelli. La Erörterung heideggeriana del Gedicht di Georg Trakl costituisce un contributo al colloquio del pensiero con il canto - colloquio che, come av- verte il pensatore, « è appena iniziato » e « durerà a lungo ». Il resoconto critico della Erörterung - contenuto nel presente volume di Jacques Derrida - è informato a un disegno che resta estraneo all'intento di fondo del Denkweg di Martin Heidegger. Il Lettore interessato a un approfondimento di tali temi potrà riferirsi a due miei lavori (entrambi pubblicati presso Christian Marinotti Edizioni): G. Trakl - M. Heidegger, Il canto dell'esule - La parola nella poesia (curato in collaborazione con I. De Gennaro), Milano 2003; G. Zaccaria, TJinizto e il nulla. Colloquio di un logico, di un aiutante e di un pittore, Milano 2009. G.Z. Milano, Maggio 2010